07/08/13

Ciondolo

Era sbarcata su Horyzon, diversi giorni prima, nello spazio porto di Capital City. Non aveva avuto problemi con l'idn falso, anche perchè era completamente diversa da quella ragazzina che aveva messo piede l'ultima volta lì.
I capelli mossi color nero pece le cadevano lungo le spalle, i vestiti erano quelli del Core, esattamente come vuole la moda, un vestito abbastanza corto, ma non volgare e non aderente lungo le gambe, così da nascondere i coltelli. Una giacca aperte che lasciava vedere il completo, ma nascondeva bene la fondina ascellare. Il trucco perfetto sul volto che metteva ancora più in risalto quegli occhi azzurri freddi.
Il passo abbastanza sicuro, ma allo stesso modo naturale, come le aveva insegnato Aileen, mesi a dietro. I tacchi che non le davano fastidio. Gli occhi scivolavano da una parte all'altra come per controllare che non ci fossero dei visi a lei familiari.
La mano si appoggiò alla porta di quel negozio. Uno come tanti altri che affacciava direttamente sulla piazza, appena la porta si aprì di diversi centimetri un campanello che faceva molto Border, iniziò a muoversi così da palesare la propria presenta in quel luogo.
L'oreficeria non era molto grande, a confronto delle altre che c'erano lì a Capital city, la merce che vendeva assomigliava a quella che si poteva trovare a Greenfield. L'aveva scelta per quello.
"Miss Everdeen!"
La voce squillante del commesso invase completamente l'ambiente. Era un ragazzo di almeno vent'anni, con i tratti tipici del Core e quegli occhiali rotondi che le ricordavano i propri, dal primo momento in cui aveva messo piede lì dentro, l'era stato simpatico. Le labbra si incresparono in un sorriso sul volto della giovane donna.
"Amy,andrà più che bene Mr Fargood"
"Non sia mai che un gentil uomo si faccia chiamare con il cognome! Mi chiamo Anthony!"
L'inglese con cui parlava Anthony, era sporco di quell'accento di Corona, che poteva tranquillamente riconoscere. In fondo c'era stata con Electra, solo al pensiero della donna le venne il senso di nausea, che mascherava con quel sorriso verso l'uomo.
"E' pronto.."
Ci voleva una piccola pausa e poi doveva anche accentuare quel sorriso, farlo forse più dolce, non ci mise molto a far quello che voleva ad ottener quel risultato sul proprio volto.
"Anthony?"
Aveva cullato bene il suo nome, come per farlo sentir amato dalla propria figura, aveva capito con le proprie esperienze passate che tutto doveva esser ottenuto con un sorriso e il tono dolce. Sapeva che le montagne si spostavano con un sorriso, non con l'uso della forza.
"Si, Amy"
Sentiva in quelle parole una certa forzatura, si stava impegnando di usare quel Amy e non quel Miss Everdeen.
La faceva sentire un pò come una madre che vedeva il figlio impacciato nel pronunciare una parola, per la prima volta.
"Ha avuto problemi?"
"No.. Miss.. cioè mi scusi, Amy"
"Spero che la somma.."

La interruppe.
"Non si preoccupi della somma Amy, ha coperto il tutto, vado a prendere l'oggetto."
Non le fece neppure risponde che spostò una di quelle tende e sparì in quello che doveva esser il retro bottega.
I piedi di Elizabeth iniziarono a muoversi, gli occhi a scivolare da una parte all'altra fino quando non riuscì a incontrare il proprio riflesso, i propri capelli rossi erano stato oscurati con quelli orribili neri. Il volto era serio, anche se quel sorriso le faceva perdere diciamo più in simpatia, sembrava una timida ragazza di campagna appena trasferita in città.
Le salì di nuovo quella sensazione di vomito, si odiava. Odiava quel riflesso, avrebbe rotto quella vetrina. Doveva ritornare rossa, non le importava molto, non resisteva neppure un secondo con quei capelli, le davano un altro colore alla pelle ancora più pallida. Non attiravano l'attenzione, era una come tante altre.
Si girò, appena sentì lo schiarirsi della voce dell'uomo, con in mano un piccolo vassoio e sopra vi era un ciondolo. Era magnifico.
Rimase lì a fissarlo per qualche istante.
"Spero di aver dato bene l'immagine, anche se il disegno era perfetto Amy, sicura che non le potrebbe.."
"No.. Anthotny, non sono una che disegna gioielli."

Si avvicinò al bancone e poi con le mani afferrò quel ciondolo, andandolo a guardare era come lei voleva.
Era a forma di orologio per indicare lo scorrere del tempo, non molto grande, con sopra un'ape, perchè lei pungeva. Andò a premere il pulsante in alto, dove in teoria doveva esserci la rotellina per ricaricarlo, si aprì. Come lei, dimostrava che ogni cosa non era come appariva. All'interno vi erano le due foto.
Le salirono le lacrime agli occhi, ma le cacciò indietro.
Erano lì i due uomini che le occupavano il cuore, in una foto c'era Philip e nell'altra John, che non si erano neppure accorti quando gli aveva rubato quell'immagine.
Gli occhi andavano a studiare il volto di quelle due persone che erano diventate fondamentali anche per respirare, erano il suo mondo, il suo Verse.
Erano tutto per lei. Lo richiuse con una certa delicatezza e andò a guardare il volto dell'uomo che era lì dietro al bancone.
"La ringrazio Anthony."
"Si figuri Amy, se le servono altri oggetti, basta che venga qui. E' la benvenuta."

Fece un inchino, lei si congedò andando a infilarsi fuori da quella porta.
Iniziò camminare tra la folla.
Gente. Gente che non conosceva che parlava in un inglese così sporco di accenti del Core che le faceva quasi ribrezzo. Così tutti uguali. Socchiuse gli occhi e poi lì riaprì, andando a infilare quel pendaglio personale, con le immagini di due uomini che l'avevano modellata e amata, tanto da far esser quella che è oggi.
John l'aveva lasciata, aveva chiuso completamente quel rapporto che c'era. Anche se erano attimi, anche se erano momenti. Per lei era più del semplice sesso. Amava quell'uomo e desiderava ardentemente rimanere al suo fianco, perchè ne aveva bisogno.
Philip era il cavaliere, quello che correva sempre in suo aiuto, anche quando lei non urlava, che l'amava così tanto da ripugnare suo fratello. Era sparito e lei aveva camminato senza di lui, aveva corso, ma non l'aveva mai dimenticato. Lui era stata la prima volta. Era la prima volta che amava qualcuno, il suo primo bacio e il suo primo compagno di letto.
L'amore che provava per tutti e due era mescolato e nessuno poteva mettersi all'altezza dell'altro. Aveva un cuore diviso in due e amava tutti e due in egual maniera.
Nessuno dei due però l'era accanto, forse era quella la condanna per chi amava.. per chi non poteva scegliere, per chi non poteva decidere se dimenticare uno o l'altro.
Eva aveva afferrato la mela e l'aveva mangiata ed era stata cacciata dal paradiso, condannandosi al dolore.
Lei amava due persone ed era condannata a non averne nessuna delle due, quella era la sua pena, quella era il proprio inferno.



 Come un oroglio che segna il tempo che passa
Come un'ape. Veloce, piccola e mortale
Non è quello che sembra, contiene il mio cuore.


 
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